La via dell’immaginazione by Alejandro Jodorowsky

La via dell’immaginazione by Alejandro Jodorowsky

autore:Alejandro Jodorowsky [Jodorowsky,Alejandro]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2023-11-28T00:00:00+00:00


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Lettera 43

Da Cris (60 anni)

Obiettivo: verso la fine di dicembre del 2002, faccio un sogno in cui mi si rimprovera duramente, invitandomi a sentire, a vivere le mie emozioni e a comunicare: “Di’ a tuo fratello André che gli vuoi bene, di’ a tuo figlio che gli vuoi bene”.

Lo so che da tanto tempo “vivo”, letteralmente, nella mia testa. Quale atto psicomagico potrebbe aprire una breccia in questo torrione fortificato?

La mia mente è piena di scenari che girano in tondo, come una giostra: la adoro, e ne scendo solo quando il mondo esterno mi costringe a farlo. Sono scenari dal contenuto tecnico-scientifico, devo risolvere nella mia testa problemi sempre più affascinanti, e il tutto può durare settimane. Ho imparato a controllare bene questo genere di elucubrazioni mentali, ma con un’eccezione: tutto quello che è collegato con il mondo del volo diventa per me un’ossessione. Il mio piccolo computer mentale continua a disegnare e ridisegnare il “mio” aliante, quello che un giorno mi permetterà di ritrovare il mondo degli uccelli, la magia della terza dimensione.

Quindi l’obiettivo è liberarmi da questa ossessione per poter finalmente vivere di più nel mio corpo e non nella mia testa.

Concezione dell’atto: per spezzare ogni contatto con la terra, me ne starò appollaiato sopra un albero dall’alba al tramonto. Prima mi sarò costruito un casco che mi isoli il più possibile, rendendomi cieco e sordo. Mi avvolgerà completamente la testa e avrà la forma del mio aliante, con le ali ricoperte di piume. La sera, lancerò il casco dall’alto di una diga di modo che il fiume si porti via i suoi resti. Ma prima gli toglierò tre penne che terrò per scrivere e ricordare il mio nome: Cris. Legherò il mio diario di volo a un fascio di palloncini e lo farò volare via.

Svolgimento: dopo parecchie ricerche (ho la tendenza a complicarmi la vita per ritardare l’azione), scelgo semplicemente un albero che chiamo Merlino. Qualsiasi rumore molesto verrà soffocato dallo scroscio del torrente che passa lì sotto. Una grossa corda tesa tra due rami mi aiuterà a stare appollaiato. Il casco è una cassetta di legno molto resistente piena di gommapiuma in cui posso affondare completamente la testa. Due grandi ali di legno ricoperte di piume gli danno l’aria di un aliante degli inizi del Novecento.

Quindi all’alba sono lì, appeso all’albero. Ed ecco che arrivano i piccoli problemi inevitabili: il vento del nord che arriva dal torrente mi costringe a trascorrere la giornata in posizione fetale, per non battere i denti dal freddo; devo legarmi al ramo perché, se cado, la pesante struttura che mi imprigiona la testa rischierebbe di spezzarmi l’osso del collo. Pensavo di trascorrere tutte quelle ore senza provare sensazioni, ma in realtà tremo di freddo, ho i crampi, il sangue mi pulsa forte nelle orecchie, nella testa mi rimbomba il suono del respiro e, soprattutto, ho la drammatica sensazione di essermi preparato malamente.

Resisto alla tentazione di togliermi il “casco”, anche quando ho l’impressione che un rapace incuriosito voglia posarsi sul mio albero.



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